Filtra per tags

Atene chiama, sabato 14 febbraio scendiamo in piazza #dallapartegiusta.

Le ultime decisioni della Bce sul debito greco e le chiusure del governo tedesco sulla richiesta di ridiscussione del debito ellenico, rappresentano dei ricatti con cui si continua a subordinare il bene di una popolazione e le sue scelte democratiche alle logiche finanziarie e speculative.

Alla Grecia e al suo nuovo governo si vuole imporre la solita «cura», quella che ha fatto crescere la povertà, la disoccupazione e lo stesso debito pubblico di quel paese.
Sono ricette dettate dalla medesima logica che ha ispirato le «raccomandazioni» inviate all'Italia nella lettera della Bce del 5 agosto 2011. In quell'occasione la Banca centrale europea ha dettato i pesanti interventi poi messi in pratica dai governi che si sono succeduti da allora a oggi: dall'innalzamento dell'età pensionabile come principale strumento per contenere la spesa pubblica alle privatizzazioni e liberalizzazioni dei servizi pubblici, da una sempre maggior flessibilità del lavoro con la libertà di licenziare e lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori fino alla controriforma della contrattazione collettiva per svuotare il contratto nazionale a favore di quelli aziendali.
I governi Monti, Letta e – ora – Renzi si sono incaricati di trasformare in realtà quelle indicazioni, diventando dei meri esecutori di una linea economica e politica decisa altrove, mai votata dai cittadini e perciò priva di qualunque verifica democratica.
Analogamente a quanto successo in Grecia con la Troika, anche da noi – seppur in modo meno traumatico – è stato imposto un risanamento tutto a spese dei lavoratori e dei ceti più deboli della popolazione. E anche noi oggi siamo alle prese con le conseguenze dell'austerity che ha portato a una vera e propria regressione storica, visibile nella povertà che dilaga tra i nostri cittadini, nei lavoratori-poveri con salari sotto la soglia di sussistenza, nella disoccupazione oltre il 12%, nell'insicurezza e nella paura derivanti dai tagli allo stato sociale e alla sanità. Un degrado che ha anche allontanato milioni di cittadini dalla partecipazione alla vita pubblica e che ha fatto crescere i consensi della destra più populista e pericolosa.
Per questo, perché siamo parte in causa di ciò che accade in Europa, perché sentiamo la sorte della Grecia come parte del nostro futuro e siamo solidali con quel popolo, per riconquistare ciò che ci hanno tolto, scenderemo in pazza sabato prossimo. Con le stesse motivazione e le stesse ragioni per cui abbiamo scioperato e manifestato nei mesi scorsi contro il Jobs Act, traduzione italiana delle politiche liberiste e d'austerità imposte in tutta Europa.
È ora di cambiare davvero, per costruire un'Europa fondata sul lavoro e sulla giustizia sociale serve nuova politica anche della Bce: mutualizzare e congelare il debito pubblico, allungare nel tempo la sua scadenza, non prevedere il pagamento degli interessi. Questo è il modo per liberare risorse da destinare agli investimenti, per creare posti di lavoro stabili e un nuovo modello sociale e produttivo.


Su questi contenuti la Fiom partecipa alla manifestazione nazionale del 14 febbraio a Roma «Dalla parte giusta. È cambiata la Grecia, cambiamo l'Europa». Perché tutto questo riguarda il nostro futuro.

Concentramento Piazza Indipendenza ore 14

 

Submit to DeliciousSubmit to DiggSubmit to FacebookSubmit to Google BookmarksSubmit to StumbleuponSubmit to TwitterSubmit to LinkedIn

 

Filtra per tags



collettiva.it è la nuova piattaforma della CGIL