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PUBBLICATO IL 18.5.2013 SU L'UNITÀ TOSCANA

di Daniele Calosi - Segretario generale FIOM CGIL Firenze

Oggi centinaia di migliaia di lavoratori metalmeccanici scenderanno in Piazza a Roma. Le ragioni, le motivazioni, le caratteristiche delle parole d'ordine che accompagnano, oggi, la manifestazione stanno tutte dentro la crisi che attanaglia ormai il paese da più di quattro anni.

 Coloro che hanno pagato per primi gli effetti della crisi sono le lavoratrici, i lavoratori, chi non ha lavorato mai (ma non per scelta), chi ha lavorato tutta una vita. 

Le cause della crisi sono molteplici, ma quella che mi pare più rilevante è stata la totale assenza di politiche attive per il lavoro e di strategie industriali degne di un paese moderno.
Il settore industriale italiano, e quello metalmeccanico in particolare, risente di una forma di "sovversivismo dall'alto": la totale assenza di politiche industriali rivolte alla crescita. I casi più emblematici di FIAT, Finmeccanica, ILVA, sono il segno tangibile che l'industria, negli ultimi anni, è andata smarrendo la sua missione, "finanziarizzandosi".
La crisi della Politica ha acuito la distanza fra il bisogno di crescita del paese e le richieste che vengono dal mondo del lavoro. Alcuni politici hanno anche accettato il ricatto alla cui base c'è lo scambio fra diritti fondamentali ed investimenti che, peraltro, hanno latitato.
Nell'industria metalmeccanica italiana si è consumato, sulle spalle dei lavoratori, uno sfregio intollerabile alla Democrazia. Nel momento in cui la Politica è attraversata da una richiesta pressante di partecipazione e democrazia diretta, ai lavoratori non è consentito esprimere il loro giudizio sugli accordi e i contratti che gli riguardano, e talvolta è impedita loro la libera associazione in Sindacato garantita dalla Costituzione.
Mi pare evidente che la logica degli accordi separati di FIM e UILM nella nostra categoria non ha portato alcun risultato, salvo rendere ancora più evidente il vulnus democratico a cui accennavo prima.
Nei giorni scorsi CGIL, CISL e UIL hanno trovato un accordo comune, ancora da sottoporre alle parti datoriali, sui temi della rappresentanza. Si potrebbe, finalmente, aprire una nuova fase negoziale in cui viene misurato chi rappresenta chi e come lo rappresenta. La manifestazione di oggi sta nel riportare, appunto, l'attenzione dell'opinione pubblica ai problemi di migliaia di persone che ancora oggi non trovano voce nel disagio che stanno vivendo. La CGIL e tutte le sue categorie, quindi anche la FIOM, vuol porre al centro del dibattito politico il lavoro, la sua tutela, la sua creazione.
In un paese in cui, sempre più spesso, vi sono casi di suicidi di lavoratori che credendo di aver smarrito la loro funzione, hanno trovato nel togliersi la vita l'unica via d'uscita. Ridare speranza è un dovere di cui si deve far carico l'intera comunità. La Politica, se vuol esser nobile, in primis.
La piazza di oggi non sarà una piazza di sola protesta, ma di proposta, ponendo al centro della nostra iniziativa il valore sociale del lavoro.

 

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