Firenze 04.07.2013 – Si è tenuto oggi negli uffici della Regione in Via Pico della Mirandola l'incontro informativo sulla Pirelli Tyre richiesto dalle organizzazioni sindacali.
La multinazionale ha confermato di aver affidato a due soggetti bancari l'incarico di ricercare un soggetto partner che possa rilevare il business dello steel cord ma non ha fornito risposte soddisfacenti in merito alla richiesta delle rappresentanze pubbliche e sindacali, di trovare soluzioni che salvaguardino il mantenimento dell'occupazione e mantengano la dimensione strategica che ha finora contraddistinto lo stabilimento di Figline.
La direzione aziendale ha spiegato come la ricerca, lo sviluppo e la produzione dello steel-cord, (peraltro effettuata anche neglistabilimenti in Brasile, Romania, Turchia) non corrisponda più al business core del gruppo in questione ma ad una produzione complementare. Pertanto Pirelli SpA è in cerca di un partner disposto ad investire nella cordicella metallica componente dei pneumatici anche se al momento non è pervenuta alcuna manifestazione formale di interesse.
Facendo riferimento all'art.47 della legge 428/1990 che sancisce l'obbligo dell'alienante, di fornire comunicazioni in merito alle conseguenze giuridiche, economiche e sociali per i lavoratori, il Segretario della Fiom Cgil di Firenze, Daniele Calosi è intervenuto facendo presente che “Il sindacato ha diritto per legge ad avere alcune informazioni e garanzie; una multinazionale italiana non può pensare di evaderne l'applicazione pertanto chiediamo a Pirelli Tyre di tenerci aggiornati e di presentarci il piano industriale poiché finora vediamo manifestate solo le intenzioni di depotenziare e vendere il sito valdarnese”.
L'Assessore Simoncini, preoccupato per le possibili ricadute sul territorio, ha chiuso l'incontro ribadendo la volontà di adoperarsi per ottenere garanzie nell'interesse della comunità.
Riportiamo qui sotto una nota di Claudia Ferri, che segue Pirelli per la Segreteria della Fiom fiorentina.
“A Figline Valdarno, fin dal 1960, il Gruppo Pirelli SpA ha uno stabilimento metalmeccanico che produce steel cord, la cordicella metallica necessaria alla realizzazione dei pneumatici. Questo sito, che vede occupati attualmente 390 dipendenti tra la provincia di Firenze e quella di quella di Arezzo, ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi, una delle realtà industriali più significative per il territorio, insieme anche all'indotto dove sono occupati altrettanti lavoratori. Pirelli possiede altri 5 stabilimenti all'estero che producono cordicella metallica, nello specifico in Cina, Brasile, Turchia, Germania e Romania, ma quello di Figline é strategico poiché, fin dalla sua nascita, é l'unico che studia ricerca e sviluppa materiali di rinforzo per l'industria del pneumatico; quindi da questo dipendono anche le produzioni estere. Nonostante la Società abbia avuto un utile di 398 milioni di euro nel 2012 (con un incremento pari al 27 % dell'anno precedente), ed abbia investito ben 8 milioni di euro a cavallo tra il 2011 e 2012, nel mese di marzo 2013, non considerando più strategica la produzione interna dello Steel Cord, il Gruppo Pirelli SPA ha conferito mandato esplorativo ad Intesa San Paolo e HSBC per cercare un soggetto interessato all'acquisto del ramo d'azienda con sede a Figline Valdarno. Tale operazione dovrebbe avvenire in un arco temporale che va da 6 a 9 mesi. Come organizzazione sindacale abbiamo subito allertato le istituzioni tutte: Comune di Figline Valdarno, Provincia di Firenze e Regione Toscana che, responsabilmente, si sono attivate per essere costantemente aggiornate circa gli sviluppi della vicenda. All'incontro del 4 luglio il Gruppo Pirelli SpA ha ribadito la volontà di non produrre più internamente lo Steel Cord ed ha confermato il mandato di conferimento per una possibile vendita parziale o addirittura totale delle quote azionarie dello stabilimento di Figline. Quest'ultimo inoltre è confluito in una Newco, sempre di proprietà del Gruppo Pirelli SpA, tramite cessione di ramo dal 1 luglio 2013. Tale operazione infatti permetterà di misurare meglio il valore della transazione stessa.
Siamo molto preoccupati per la sorte di questa fabbrica e per quella di tutte le 390 persone che vi lavorano, infatti chiederemo un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico. Apprezziamo intanto l'interessamento delle istituzioni che monitorando la situazione, fanno ancora pensare che possa esistere, per lo meno in questa Regione, una politica sana che si occupa in modo reale dei temi del lavoro.
Questa vicenda comunque si inserisce perfettamente, purtroppo, nel processo di deindustralizzazione che il nostro paese sta attraversando e tutto ciò accade senza che chi ci governa ne abbia la percezione e di conseguenza se ne occupi. Troppo spesso le organizzazioni sindacali, insieme alle istituzioni locali, si trovano a gestire situazioni di aziende in crisi che non trovano soluzione e la sola gestione degli ammortizzatori sociali che eventualmente ci sono a disposizione é la sola cosa che rimane da fare. Ma quando una ditta chiude non si perdono solo posti di lavoro, ma anche competenze che a volte sono espressione di tradizione tipica del territorio specialmente nella produzione manifatturiera toscana, al quale però rimane solo da pagare il conto. L'immobilismo di questi ultimi anni di governo rispetto alle poiché industriali in questo paese é insopportabile”.
Claudia Ferri
Segreteria Fiom Cgil Firenze