Firenze, 24.07.2013 - "Consentendo la rappresentanza sindacale ai soli firmatari del contratto applicato in azienda, l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori contrasta coi valori del pluralismo e libertà di azione dell'organizzazione sindacale". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del 3 luglio scorso quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'art.19 dello Statuto in seguito alla questione di legittimità costituzionale sollevata dai Tribunali di Modena, Vercelli e Torino nelle cause contrapposte tra Fiom e Fiat.
"L'esclusione della Fiom dalla fabbrica rappresenta un vulnus all'articolo 39 della Costituzione per il contrasto che, sul piano negoziale, ne deriva ai valori del pluralismo e della libertà di azione dell'organizzazione sindacale", proseguono le motivazioni. "L'art.19 inoltre viola l'art.3 della Costituzione sotto il duplice profilo della irragionevolezza intrinseca di quel criterio e della disparità di trattamento che è suscettibile di ingenerare tra sindacati. Nel momento in cui viene meno alla sua funzione di selezione dei soggetti in ragione della loro rappresentatività e si trasforma invece in meccanismo di esclusione di un soggetto maggiormente rappresentativo a livello aziendale o comunque significativamente rappresentativo, sì da non potersene giustificare la stessa esclusione dalle trattative, il criterio della sottoscrizione dell'accordo applicato in azienda viene inevitabilmente in collisione con i precetti di cui agli articoli 2, 3 e 39 della Costituzione".
"L'art.39, come ha sancito la Consulta, incide sulla libertà del sindacato in ordine alla scelta delle forme di tutela ritenute più appropriate per i suoi rappresentati. Quanto fatto dalla Fiat è stato un atto di arroganza che è ricaduto sulle spalle dei lavoratori. La decisione della Consulta rafforza quanto stabilito nell'Accordo sulla Rappresentanza del 31 maggio scorso", ha detto Calosi. "La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato che garantisce dignità e diritti alle persone e ai lavoratori. In quanto tale deve essere resa esigibile, non va cambiata, ma semplicemente applicata. Adesso tocca al legislatore intervenire. La democrazia è parte integrante dei diritti dei lavoratori in fabbrica e questa sentenza con le sue motivazioni rende giustizia a tutte quelle lavoratrici e lavoratori che in questi anni hanno duramente lottato per il riconoscimento della stessa nei luoghi di lavoro".