Riproponiamo qui l'intervento di Alessandra Scoscini, RSU Fiom in Esaote, in occasione dell'iniziativa "La Costituzione nel Lavoro" tenutasi durante la Festa Provinciale dell'ANPI di Firenze.
Siamo a 70 anni dalla fine di una guerra che ha mostrato al mondo intero l'infinita capacità dell'uomo a realizzare orrori inenarrabili contro i propri simili e siamo, oggi più che mai, grati ad una generazione di donne e uomini che furono capaci di guardare oltre la disperazione ed il dolore e di dar vita ad una Costituzione i cui principi sono ancora tra i più illuminanti ed universali nelle democrazie di tutto il mondo.
Sarebbe bello poter affermare che, dopo l'apparizione dei principi costituzionali nella nostra vita di cittadini, la società ne abbia sempre seguito i dettami ma la realtà è che l'attuazione dei principi costituzionali è stata, ed è tristemente tutt'oggi, ampiamente disattesa. Basti pensare alla cronaca delle ultime settimane sulla condizione di lavoro e salariale dei braccianti agricoli, che, ancora una volta, dimostra come la realtà sia in stridente contrasto con l'art. 36, in cui è previsto che la retribuzione debba permettere non solo al lavoratore, ma anche alla sua famiglia, una vita libera e dignitosa. E sempre nel mondo del lavoro si può amaramente constatare che il principio dell'uguaglianza retributiva, a parità di lavoro, per lavoratrici e lavoratori (art. 37), non solo è diffusamente disatteso, ma a volte accettato come un dato di fatto, come una legge non scritta.
Possiamo quindi dire che, ancora oggi, l'attuazione della Costituzione è un'azione di resistenza.
Di resistenza da parte di quelle persone che per indole ed educazione vivono come propri i concetti di uguaglianza, dignità e lavoro; la resistenza della maggioranza silenziosa che cerca di fare ciò che è bene e utile per molti e non solo per se stessi; la resistenza dei tanti lavoratori che difendendo il proprio posto di lavoro difendono un tessuto industriale che è patrimonio della nazione. È infatti nelle tante vertenze, che anche nel territorio abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, e nel mondo del lavoro in generale, che si rinnova oggi lo spirito che diede vita alla Resistenza, prima, ed alla Costituzione, poi. E sicuramente vengono subito alla mente alcuni principi cardine dei primi articoli, ovvero il lavoro come elemento fondante della Repubblica (art. 1); il lavoratore come soggetto attivo della vita politica, sociale ed economica del Paese (art. 3); il lavoro come diritto e dovere di ciascun cittadino (art.4).
I principi di cui vi vorrei parlare sono invece contenuti negli artt. 2 e 53 e ve ne vorrei parlare tramite un esempio pratico, che ha riguardato la vertenza Esaote.
Non voglio soffermarmi sull'andamento della vertenza, di cui molto si è parlato nelle cronache locali dal maggio dello scorso anno. Basti solo dire che 15 mesi fa eravamo partiti con un piano industriale che metteva a repentaglio, a nostro avviso, l'esistenza stessa dello stabilimento fiorentino e solo a fine luglio siamo riusciti a firmare, assieme al Comune di Firenze, un accordo con l'Azienda che getta le basi per un rilancio degli investimenti e dell'occupazione. Di questa vicenda vi vorrei però parlare dal punto di vista delle relazioni che si sono instaurate tra i colleghi di lavoro, perché fin da quando siamo partiti, la strategia aziendale dell'allora dirigenza è stata quella di seminare il panico tra i lavoratori: annunciando fin dal primo giorno esuberi per decine persone, ricorso ad ammortizzatori sociali e trasferimento collettivo da Firenze a Genova per 22; rifiutando qualsiasi tipo di confronto serio con le OO.SS.; utilizzando la CIGS indiscriminatamente per colpire categorie protette, delegati sindacali, famiglie monoreddito. La risposta dei lavoratori a tutti questi atti non è stata solo quella di mettere in campo le classiche azioni di contrasto che si basano su scioperi, manifestazioni e ricerca di supporto di Istituzioni e cittadinanza, ma è andata oltre, cercando di dar vita al principio di inderogabilità della solidarietà economica (art. 2) in base ad un criterio di capacità contributiva (art. 53).
Perché, diciamocelo chiaramente, per fare resistenza, molto prosaicamente, c'è bisogno di mangiare. Ed è per questo che noi, lavoratrici e lavoratori di Esaote, abbiamo deciso di modificare il regolamento della ONLUS interna di cui facciamo parte al fine di devolvere parte del nostro stipendio a favore dei colleghi mandati punitivamente in CIGS dall'oggi al domani. Perché quell'allontanamento forzato dal posto di lavoro non ha colpito solo i singoli, ma tutti noi; perché il problema di come far quadrare i conti in una famiglia monoreddito che percepisce solo l'assegno di CIGS, non se lo è posto solo chi si trovava in quella condizione, ma ce lo siamo posto tutti; perché ci è sembrato giusto farci tutti carico di una situazione che, solo per un caso, aveva colpito uno di noi piuttosto che un altro.
Ed in questa contribuzione di solidarietà, non solo ci siamo ispirati al concetto costituzionale di “capacità contributiva”, per cui chi guadagna di più mette di più, ma ci siamo spinti oltre, basandoci anche su un concetto di “necessità”: l'integrazione data a chi si trovava nella fascia più bassa di CIGS è stata maggiore, in modo tale che le persone colpite economicamente in maniera più pesante potessero resistere, per quanto possibile, a pari dignità degli altri.
Ed è in questi piccoli gesti quotidiani che risiede l'attuazione della Costituzione: nel cercare di fare quello che è più giusto per tutti e cercando di farlo nel modo più corretto.
E questo non solo ha dato forza e speranza a coloro che erano stati coattamente allontanati dal posto di lavoro, ma ha dato forza e speranza anche a tutti gli altri, perché ci ha fatto passare dall'essere colleghi all'essere compagni, ovvero quelli che condividono il pane, che cercano di andare avanti senza lasciare nessuno indietro. Molta della nostra tenuta psicologica si è basata su questa condivisione e forse non avremmo resistito questi lunghi 14 mesi se non ci fosse stato questo elemento a tenerci uniti e compatti, a farci sentire parte di un gruppo che condivide non solo un obiettivo (la difesa del posto di lavoro), ma dei principi più generali.
Con tutte le dovute distinzioni ed il rispetto dovuto a chi ci ha donato libertà e Costituzione, lasciatemi dire che anche noi, lavoratrici e lavoratori di Esaote, abbiamo orgogliosamente fatto, nel nostro piccolo, una scelta di parte, una scelta partigiana.
Viva la Resistenza!
Viva la Costituzione!