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LA REPUBBLICA Ed. FIRENZE - 26/5/2013

Intervento di Daniele Calosi, Segretario Generale FIOM CGIL Firenze

Ho letto l'intervista al Sindaco Renzi apparsa su queste pagine e mi ha sollecitato alcune riflessioni. Firenze è famosa nel mondo per la sua storia e cultura che sono ancora oggi alcune delle più importanti leve dell'economia cittadina.

L'articolo di Daniele Calosi uscito il 26 Maggio 2013 su RepubblicaLa capacità attrattiva di capitali stranieri non può e non deve essere finalizzata solo ad un investimento sul terziario e sull'immobiliare. Firenze, per essere moderna, deve porre al centro delle proprie strategie economiche l'industria e il lavoro che può generare. Sempre più spesso ci dimentichiamo che Firenze è anche una città industriale, che deve la sua crescita ad aziende come il Nuovo Pignone, il Gruppo Finmeccanica, ecc, senza dimenticare, poi, quel tessuto di piccole imprese collegate all'intera armatura industriale. Oggi, purtroppo, un pezzo importante di queste realtà non esiste più, mettendo in discussione l'intero modello di sviluppo dell'Italia di Mezzo, rappresentato da distretti di PMI. Sulle grandi realtà pesa il macigno della ristrutturazione di Selex ES che potrebbe portare ad un serio ridimensionamento di Finmeccanica sulla nostra città. Il PIL della Provincia di Firenze, nel 2012, è di circa 29 miliardi di euro, di cui 6 rappresentati da G.E. Oil&Gas (Nuovo Pignone). Se a questo dato si aggiunge quanto prodotto dalle altre grandi realtà industriali e dalle PMI, circa il 50% del PIL fiorentino è dato dal settore manifatturiero.

 

La produttività della nostra città è chiara. Attraverso accordi sindacali abbiamo reso possibile, anche in periodi di crisi, lo sfruttamento a regime degli impianti. Cerchiamo, altresì, negli accordi difensivi, di non disperdere la manodopera delle imprese, vero valore aggiunto delle stesse. Essere capaci di attrarre investimenti industriali parte anche dal rendere più fluidi i fattori produttivi esterni, quali: sistema infrastrutturale, tempi della giustizia, qualità dell'intervento pubblico, costi dell'energia... tutti fattori che non sono nella disponibilità né del sindacato, né delle imprese.

 

Spesso viene data un'idea aulica di Firenze. Ahimè, questa crisi, in assenza di investimenti industriali, aumenterà il disagio sociale dei fiorentini. Dagli inizi del 2013, la FIOM di Firenze ha firmato Contratti di Solidarietà e CIG in deroga per un totale di circa 4000 addetti nel settore metalmeccanico. Bisogna dare una prospettiva industriale di ripresa per valorizzare questo genere di sforzi.

 

Dalla crisi si esce con la cultura, certo. Anche quella industriale.

 

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