A Firenze, forse più che in altre città italiane, una volta che finalmente sarà finita l’emergenza Coronavirus, non potremo far finta di niente, come se tutto ciò che stiamo vivendo fosse stato solo una brutto sogno, pensando poi di svegliarsi e di riicominciare da dove eravamo rimasti prima del virus come se niente fosse successo. Non sarà così e tutti lo sappiamo.
Si è aperto in questi giorni un dibattito, giustamente preoccupato, da parte di tante categorie economiche della città sull’impatto che la vicenda Coronavirus avrà sul turismo, e tutti i sevizi ad’esso collegati.
Io credo, invece, che non si potrà pensare di affrontare una tale questione senza rimettere in discussione le fondamenta stesse del modello di sviluppo fiorentino, fatto senz'altro dal turismo, ma che trova e continuerà a trovare il suo nocciolo duro nella produzione manifatturiera, troppo spesso dimenticata.
La globalizzazione non porta soltanto alla possibilità di spostare grandi capitali da un paese all'altro ma, in termini territoriali, fa sì che tali capitali originino la rendita e nella nostra città ne è stata generata parecchia negli ultimi anni.
Oggi nel momento in cui la rendita si sente messa in pericolo, dall’attuale situazione, la stessa urla preoccupata per la sua esistenza futura che per lei la sua sopravvivenza coincide con la sopravvivenza stessa di tutta Firenze.
Come fiorentini non possiamo accettare questo ignobile ricatto.
Nella nostra città (intesa come area metropolitana) si deve avere il coraggio di aprire, finita questa emergenza, un confronto serio e profondo sull’intero modello di sviluppo in cui non ci potrà più essere chi della rendita si fa ricco, perché quello che sta succedendo in questi giorni, sta a dimostrare quanto miope è questa visione rispetto all’interesse collettivo.
Superata l’emergenza dovremo ripensare tante cose. Ad’esempio per il mezzo dello strumento dell'urbanistica, dovremo ridisegnare la città, riportando nel centro storico funzioni diverse (le funzioni produttive, l’abitazione di chi vive davvero la città) che vengono sempre più spesso espulse e sostituite invece da un turismo di bassa qualità e basso costo, che permette di accumulare il capitale a scapito dei diritti dei lavoratori che in quel settore ci lavorano.
Non sto dicendo nulla di nuovo.
Io credo,come ho più volte avuto modo di sostenere, che per un grande Sindacato come siamo noi, la CGIL, abbiamo il dovere assoluto di contrastare la rendita di pochi e redistribuire la ricchezza, in un modello di sviluppo del turismo per Firenze che non è l'Air B'n'B, ma non può essere nemmeno solo alberghi a 5 stelle lusso. Non potremo più permetterci di avere, domani, una città consumata a uso e consumo di pochi.
Oggi con la crisi del Coronavirus vediamo una città bloccata, impaurita, spaventata figlia delle scelte egoistiche, di pochi, fatte fino ad oggi a scapito di tanti.
Come Firenze abbiamo bisogno di un turismo di tutti e per tutti ma attento al territorio e che rilasci ricchezza da redistribuirsi ai lavoratori di un settore dove il capitale umano è sempre l'elemento principale.
Una sfida per costruire una città moderna e attenta alla qualità del lavoro, della vita e dell’ambiente.
Ecco, questa penso che sia il livello del dibattito che una volta finita l’emergenza virus dovremo affrontare.
Un’ultima avvertenza: nell’immediato che nessuno pensi di scaricare i costi della crisi solo sui lavoratori fiorentini, la rendita accumulata, negli ultimi anni, dalle categorie economiche della città sia riversata immediatamente a sostegno delle persone più deboli che sono appunto i lavoratori e le lavoratrici.
Nel mezzo a tutto ciò ci sono crisi, già conclamate che soffrano ancora di più la nuova crisi come quella dei lavoratori della Bekeart che tutta la politica che conta ha ormai dimenticato, ma quei lavoratori sono ancora lì e noi con loro con la stessa determinazione di sempre.
Mi auguro che quando il virus se ne andrà se ne vada anche tutto l’egoismo.
Come città, come sistema Paese ce la faremo solo se agiremo collettivamente.
Daniele Calosi, Segretario Generale Fiom Cgil Firenze