Rispondiamo al dibattito che la Confindustria del circondario Empolese Valdelsa ed altri, hanno lanciato in questi giorni in merito alla situazione che stanno vivendo le aziende e, aggiungiamo noi, anche i lavoratori.
In queste prime drammatiche settimane di pandemia, abbiamo vissuto una incertezza normativa data dalla possibilità per le attività di stare o meno aperture in relazione ai relativi codici Ateco, indicati dal Decreto Ministeriale. Anche tra le associate a Confindustria ci sono state aziende che pur di produrre profitto hanno “forzato” il DPCM ed hanno continuato a lavorare, alcune provando addirittura a modificare il proprio codice Ateco per rimanere aperte. In questa situazione riuscire ad applicare nei luoghi di lavoro il protocollo sulla sicurezza siglato tra governo e sindacati non è stato semplice anzi, renderlo esigibile è stato una fatica e ci siamo riusciti grazie alla collaborazione coi delegati. Adesso va meglio ma nei primi giorni si è verificata una corsa alla produzione e al profitto e siamo dovuti intervenire per contestarla, anche chiamando in causa le istituzioni per far rispettare la legge e salvaguardare la salute dei lavoratori.
Rimangono comunque punti di criticità, pensiamo alla sanficazione degli ambienti di lavoro che raramente è stata fatta e che dovrà essere garantita prima della riapertura. Su questo vigileremo affinché salute e sicurezza siano temi prioritari della graduale riapertura
Inoltre, in questa fase di utilizzo intenso degli ammortizzatori sociali, poniamo la questione della tenuta del reddito. Pure su questo le aziende non hanno mostrato la sensibilità necessaria, lasciando in molti casi i lavoratori senza l’anticipo del trattamento di cassa integrazione e di fatto senza stipendio. Come Fiom CGIL abbiamo chiesto un intervento di integrazione salariale e di maturazione piena di ratei, ferie, permessi e mensilità aggiuntive che tante aziende non hanno voluto riconoscere. Sono condizioni che determineranno una sofferenza pesante che da aprile avrà ricadute sul reddito di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie.
Questa sfida oltre all’oggi riguarda già il domani, e vale per tutti.
La tenuta occupazionale non può e non deve essere un problema da riversare sulle spalle di una parte del Paese, spesso la più debole. Al divieto di licenziamenti attualmente in vigore, non potrà seguire una fase di scarico delle difficoltà sui lavoratori. La responsabilità delle imprese, a partire da chi le rappresenta, la valuteremo nel momento in cui cesseranno le misure in vigore. Auspichiamo sin d’ora che la moratoria sui licenziamenti sia prorogata e riguardi anche le situazioni di crisi pregresse, già presenti sul territorio, come la Bekaert per il Valdarno e la Vibac per l’Empolese, che in un momento come questo è ancor di più la vertenza di tutto il territorio, quella da cui secondo noi si dovrebbe ripartire per creare un sistema nuovo di società con al centro la persona.
Pù che di vecchie ricette e dei proclami apparsi di recente sui quotidiani, occorre senso di responsabilità da parte di tutti. Sarebbe utile aprire un confronto fattivo, anche tra i firmatari del Patto per lo sviluppo dell'Empolese Valdelsa, che non guardi solo ai profitti d'impresa ma metta al centro i lavoratori, con il reddito, i diritti e le loro competenze.
Per la Fiom Cgil di Firenze, Stefano Angelini e Maurizio Garofano