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Firenze, 04.07.13 - Può sembrare l'inizio di una vecchia favola che finisce male, purtroppo invece si tratta di una triste realtà determinata da una legge dello Stato che, giorno dopo giorno, sta smantellando quello che fino a qualche anno fa era il fiorente mercato delle energie rinnovabili.

Il Quinto Conto Energia, il Decreto Cresci Italia e, già prima, i provvedimenti varati dal Ministro Romani, nonché le varie disposizioni unite ai provvedimenti regionali, stanno letteralmente uccidendo le aziende che lavorano nel comparto delle rinnovabili. Si tratta di leggi e provvedimenti varati in ossequio agli interessi dell'ENI e dell'ENEL.
Il settore delle energie rinnovabili fino ad un anno e mezzo fa era in netta controtendenza rispetto alla crisi: cresceva e assorbiva manodopera e vedeva aziende riconvertirsi. La crescita era determinata dalla grande domanda di produzione di energia con fonti rinnovabili, in particolare quella solare. Senza dubbio tutto questo è stato il frutto delle precedenti politiche, volte ad incentivare la realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici, etc. Incentivazioni che comunque, ex lege, sarebbero diminuite nel tempo fino a scomparire perché il sistema avrebbe raggiunto un grado di competitività tale da reggere da solo il mercato (si pensi che 4 anni fa un pannello solare costava 3 euro a kilowat, oggi 0,70 euro). 
Tutto il sistema degli incentivi era stato messo in campo perché con le rinnovabili si arrivasse a centrare gli impegni internazionali in materia di produzione di energia elettrica (il 20% entro il 2020, l'80% entro il 2050) e a creare una mentalità cd. "verde", per rendere la produzione con le energie rinnovabili un processo irreversibile, volto ad affrancarci dalla dipendenza dai combustibili fossili e a migliorare la qualità dell'aria, dell'ambiente e, quindi, della vita. In poche parole: ad avviare un processo positivo per creare posti di lavoro nelle aziende di costruzione, realizzazione e posa degli impianti, nonché a far procedere la ricerca di settore volta a rendere sempre più competitivo produrre e conservare l'energia da fonti rinnovabili.
Oggi questa capacità di crescita e di innovazione del settore è stata fermata con effetti immediati e deleteri sull'occupazione e, conseguentemente, su tutto il progetto di produzione di energia con fonti rinnovabili. 
Solo nella Provincia di Firenze -dove nel settore delle energie rinnovabili sono impegnate imprese come la Fedi Impianti, l'En-Eco, la Fanfani Bandinelli e l'Isi che risentono tutte degli effetti della crisi- la CNA nel 2012 ha stimato che sono oltre 3000 gli addetti tra costruttori, installatori e ditte edili di supporto alle costruzioni degli impianti. 
Ora, se vogliamo evitare che il settore delle rinnovabili non venga definitivamente affossato disperdendo la manodopera occupata (i segnali che portano ad una drastica riduzione dell'occupazione ci sono già tutti) e che si fermi il percorso virtuoso per affrancarci dai combustibili fossili, il governo e gli enti locali devono impegnarsi rapidamente su un nuovo piano energetico che abbia come obiettivo quello di seguire gli impegni indicati nei trattati internazionali per la produzione delle energie rinnovabili.
Questo non solo per dare risposte occupazionali a quanti stanno perdendo il lavoro, ma anche per rispondere a tutto il paese che ha bisogno di un piano energetico in grado di dare un futuro senza inquinamento.
 
Massimo Galantini
FIOM/CGIL Firenze
 
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